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UNI EN ISO 9001 EA 38

Domande più frequenti

1) Sono una maestra di scuola dell’infanzia. Ho apprezzato molto le tematiche affrontate nel Convegno riscontrando nella mia professione sempre di più difficoltà nei bambini rispetto a tappe di sviluppo e al loro modo di rapportarsi con gli adulti e i compagni. Come facilitare uno sviluppo più armonico e maggiori capacità di socializzazione?

Gentile insegnante, lei mette in luce un problema a cui l’Istituto tiene molto; soprattutto nella scuola dell’infanzia l’obiettivo è quello di favorire attraverso attività semi strutturate uno sviluppo armonico che tenga conto delle varie fasi evolutive, rispettando i tempi dei bambini ma anche le loro vulnerabilità. È importante quindi non anticipare o iper specializzare delle singole competenze, anche in riferimento ai futuri passaggi in scuola primaria ma invece, sostenere i processi e le organizzazioni su cui poi si organizzeranno gli apprendimenti. Rispetto alla socializzazione è necessario favorire sempre più momenti di condivisione e dialogo tra pari con la mediazione degli adulti in quanto le difficoltà di regolazione che osserviamo nei bambini possano beneficiare di una migliore gestione attraverso la funzione etero regolatoria dell’adulto.

2) Sono una maestra della scuola dell’infanzia. Da sempre sostengo l’importanza del pensiero narrativo per cui dedichiamo molto tempo alla lettura di storie. Ci sono altre attività che potete consigliare?

Gentile insegnante, riteniamo ottima l’iniziativa e l’attenzione relativa alle attività da lei descritte e le suggeriamo di ampliarle con la drammatizzazione delle storie raccontate e con uno spazio di dialogo attraverso il quale i bambini possano sia rielaborare le storie ascoltate sia ipotizzare loro stessi diversi finali, per favorire una migliore flessibilità del pensiero e dell’utilizzo della competenza linguistica.

3) Sono la mamma di una ragazza di 16 anni. Sono rimasta colpita dall’intervento dei vostri professionisti nelle scuole. Anche mia figlia sta attraversando momenti difficili e di ribellione e chiusura soprattutto in ambito familiare. Sono molto preoccupata perché ha anche iniziato a chiudersi nella sua stanza rifiutando di uscire e di condividere i pasti con la famiglia. Come posso ricostruire un dialogo che oggi sembra interrotto?

Gentile signora, purtroppo in questo momento i ragazzi stanno manifestando grandi disagi anche a causa dei tempi difficili che stiamo vivendo con l’interruzione di quella quotidianità che li sosteneva precedentemente. La pandemia ha amplificato vulnerabilità sommerse che nel difficile passaggio dell’adolescenza si stanno manifestando con maggiore forza. In riferimento a questo le consigliamo di rivolgersi a specialisti qualificati che solo con la conoscenza diretta possono valutare il reale rischio della ragazza e fornire supporti corretti a voi genitori.

4) Dottor Bianchi la seguo da sempre. Sentire nel suo intervento al Convegno i dati dello screening di oggi e del passato mi ha molto preoccupata. Sono una maestra ormai in pensione ma vorrei tanto ancora poter contribuire.

Gentile insegnante, la invito a scrivere un suo contributo e inviarcelo perché l’esperienza pedagogica è un bene prezioso che non deve andare perso in quanto, a volte, nuove metodologie rischiano di oscurare antiche buone pratiche.

5) Sono una giovane logopedista diplomata da poco. Mi ha molto colpito l’intervento al Convegno con i dati dello screening dei nidi e il rallentamento nello sviluppo del linguaggio dei bambini nella fascia di età 2 – 3 anni. In questi casi non è consigliabile un intervento per sostenere lo sviluppo del linguaggio?

Gentile collega, grazie della sua attenzione e della sua domanda a cui è difficile rispondere in maniera sintetica; tuttavia è bene sottolineare che per indicazione alla terapia è necessario rilevare quegli indici che richiedono poi un approfondimento diagnostico specifico con successivo progetto riabilitativo. Rispetto allo screening nei nidi è bene considerare che anche attraverso il sostegno alle educatrici e alle attività che è possibile svolgere in classe, si può effettuare un monitoraggio per la verifica delle traiettorie evolutive per poi sostenere, se necessario, in modo specifico i singoli bambini.

6) Sono un professore di scuola secondaria di primo grado e da sempre attento alle problematiche emotive dei ragazzi anche alla luce di miei studi di formazione in psicologia. Come è possibile attivare lo sportello di ascolto nella mia scuola? Vi sarei grato di una risposta.

Gentile professore, la invitiamo a formulare una richiesta fornendoci i suoi dati in modo da essere direttamente contattato da noi.

7) Sono un’ insegnante che attualmente ha una seconda classe. Mi trovo in difficoltà in quanto parliamo di bambini che hanno iniziato la scuola primaria in piena pandemia con frequentazione incostante e la DAD non può considerarsi efficace come la didattica in presenza. Oggi stiamo recuperando ma ho alcune colleghe che non vogliono tenere in considerazione il difficile periodo che questi alunni stanno attraversando.

Gentile maestra, concordiamo con lei che non si può non tener conto non solo della modalità con cui si è proceduto con la formazione e la didattica in questi due anni ma soprattutto dell’impatto emotivo che la pandemia, e tutto ciò che ha comportato, ha determinato come disagi e tensioni anche nei bambini. Oggi più che mai si deve dare il tempo a ogni alunno di recuperare e di apprendere in modo da poter interiorizzare e quindi poi automatizzare gli apprendimenti di base, per poi poter proseguire in modo funzionale nell’iter scolastico.

8) Perché spesso i plusdotati non sembrano mettere in atto comportamenti tanto “intelligenti e funzionali”?

L’intelligenza è un costrutto multidimensionale. Gardner, ad esempio, concettualizza l’esistenza di nove tipologie di intelligenza (teoria delle intelligenze multiple). Questo significa che è importante declinare la definizione di intelligenza come capacità di produrre un comportamento adattivo e funzionale nei diversi contesti e domini di vita, ma questo non avviene necessariamente in tutti. In aggiunta, nell’espressione delle capacità intervengono altri fattori quali ad esempio personalità, temperamento, contesto, relazioni, che possono influenzare la qualità della risposta della persona. Quindi spesso i plusdotati attivano dei comportamenti legati alla loro particolare costellazione di risorse cognitive, ma anche emotive e relazionali.

9) Sono una mamma che si è trovata di fronte al dubbio di mandare la propria figlia in anticipo alla scuola primaria ma, anche grazie all’ausilio delle maestre, ho poi deciso di aspettare il compimento dei sei anni. Ritenete che ho fatto bene?

Gentile signora, ogni età ha il suo compito evolutivo da assolvere e in molti casi anticipare tappe successive porta disagio o difficoltà che altrimenti non si sarebbero manifestate se si fosse dato il tempo di raggiungere il giusto grado di maturità nei vari ambiti di sviluppo. In considerazione di quanto lei scrive e del fatto che le maestre le abbiano sconsigliato tale inserimento anticipato non possiamo che concordare con l’indicazione data anche alla luce della conoscenza e della competenza pedagogica che hanno.

10) Siamo i genitori di una bambina che attualmente frequenta la V elementare e a cui è stato diagnosticato un Disturbo specifico dell’apprendimento alla fine della seconda elementare. Nostra figlia ha fatto molti progressi grazie alla scuola e alla riabilitazione, ma è ancora molto a disagio in tutte le situazioni prestazionali. Non è mai stata seguita sul piano emotivo nonostante chiaramente ansiosa e insicura. Ci ha molto colpito sentire che per voi il supporto psicologico è fondamentale. Pensate che si possa intervenire anche se in ritardo?

Gentili genitori, il percorso che avete fatto sicuramente ha consentito i progressi di cui parlate. L’apprendimento è un atto complesso e implicante molteplici fattori, non ultimo quello emotivo. Un supporto in tal senso, anche ora che la bambina ha fatto già un percorso riabilitativo, può essere opportuno ma ovviamente dopo una valutazione globale che implichi anche questo ambito.

11) Se un bambino di tre anni ancora non parla e tende a rimanere isolato nel gruppo dei coetanei, allora possiamo ipotizzare di essere in presenza di un disturbo dello spettro autistico?

Innanzitutto è bene dire che in presenza di alcuni indicatori è necessario rivolgersi a specialisti per poter effettuare una valutazione ed eventualmente una diagnosi differenziale. Gli indicatori da lei riferiti nella domanda possono far pensare a diversi tipi di vulnerabilità/difficoltà/disturbi del bambino. Nel caso di disturbo dello spettro autistico, oltre a quelli indicati da lei, vi sono altri comportamenti che sono considerati predittori come ad esempio: difficoltà nel contatto oculare, assenza o compromissione del sorriso sociale, assenza di risposta e di orientamento a stimoli sonori e richiamo del nome, assenza o compromissione dell’intenzionalità a richiamare l’attenzione dell’adulto. Vi sono inoltre altri segnali ma ribadiamo che un singolo sintomo non può essere esaustivo per una diagnosi e quindi la necessità di una osservazione e valutazione completa che valuti le difficoltà ma soprattutto le potenzialità e le capacità e competenze del bambino.

12) Ho seguito con molto interesse il vostro Convegno. In particolare volevo avere informazioni in merito al vostro progetto DERBBI. Se non ho capito male, il progetto ha la durata di 4 anni ma se il bambino che avete in carico necessita ancora di terapia come procedete?

Il modello DERBBI è un modello evolutivo a mediazione corporea che prevede nei 4 anni, tutta una serie di interventi che vanno da attività psicomotorie-comunicativo-relazionali, interventi cognitivo-linguistici, logopedici, counseling genitoriale, IAA … Ovviamente al termine dei 4 anni, se il bambino necessita di continuare ad avere un supporto, il nostro intervento terapeutico viene rimodulato sulla base delle singole necessità supportando ad esempio gli apprendimenti scolastici, il linguaggio… sempre con una attenzione rivolta all’area affettivo-relazionale che per noi rimane il fulcro ed il motore della motivazione.

13) Sono un’ insegnante di scuola materna, è possibile attivare il servizio scuola di cui abbiamo ascoltato l’organizzazione durante il convegno, per avere consigli sulla gestione nel gruppo classe di un bambino con problemi di comportamento?

Il servizio scuola è dedicato ai pazienti in carico presso l’IdO ma può rivolgersi allo sportello d’ascolto online dedicato proprio ai docenti, la cui mail è: sportellodocenti@diregiovani.it

14) Sono un’ insegnante di scuola media, mi capita spesso che i genitori chiedano la possibilità a noi docenti di fare un colloquio con il tutor che segue il figlio nei compiti. Cosa ne pensate della figura del tutor?

Intanto è importante che i bambini riescano ad organizzarsi con i compiti in autonomia ma qualora necessitassero di un sostegno, il tutor compiti potrebbe essere una figura importante per accompagnare il bambino nel percorso degli apprendimenti. Il lavoro svolto dal tutor a casa deve essere coordinato con il corpo docenti per sostenere il bambino nello sviluppo di tutte le sue competenze. Lo svolgimento dei compiti alle volte diventa terreno di scontro tra genitori e figli anche in questo caso potrebbe essere utile l’introduzione del tutor compiti per alleggerire la famiglia e il bambino o il ragazzo dai conflitti su argomenti scolastici.

15) Molto interessante l’intervento del Dott. Bianchi riguardo al confronto tra i bambini di oggi e di ieri per la valutazione dei prerequisiti. Tra le varie prove è stato citato il test di Santucci. Vorrei sapere di cosa si tratta e come può essere utilizzato.

Grazie per la domanda, il test valuta l’organizzazione visuo-spaziale a livello grafico. Si somministra a bambini tra i 4 e i 7 anni per valutare appunto la capacità di riprodurre (copia) figure di complessità crescente indagando la capacità di cogliere e rappresentare i parametri spaziali: verticale, orizzontale, obliquo, perpendicolare etc. Il test è molto interessante e fornisce informazioni utilissime anche ai fini delle future competenze di organizzazione nello spazio foglio e di scrittura alle elementari.

16) Vorrei sapere il vostro parere riguardo all’anticipazione scolastica, è da evitare sempre?

L’anticipazione scolastica certo non va demonizzata in assoluto, ci sono bambini con adeguate competenze che possono passare alla scuola primaria pur non avendo compiuto i 6 anni, ma nella nostra esperienza sono pochissimi e sono poi frequenti difficoltà successive o nella tenuta emotiva riguardo alle richieste e all’impegno scolastico. Buoni prerequisiti e tre anni di scuola materna sono molto importanti, sono le fondamenta dell’apprendimento.

17) Sono un genitore e vorrei sapere a che età si può parlare di ritardo del linguaggio?

Si può parlare di ritardo del linguaggio se attorno ai tre anni il vocabolario del bambino è molto ridotto, se poco intellegibile e se ancora non è in grado di formare piccole frasi associando due o tre paroline; questi ovviamente sono solo alcuni indicatori a cui prestare attenzione. In primo luogo sarà utile parlarne con il pediatra che invierà agli specialisti di competenza per valutare la presenza del ritardo di linguaggio e per individuare i fattori alla base del disturbo.

18) Le persone plusdotate hanno sempre qualche disturbo come l’autismo?

Assolutamente no. La plusdotazione è una complessa costellazione di caratteristiche personali, genetiche e comportamentali che corrispondono a un particolare modo di processare le informazioni ed elaborare pensieri e soluzioni, e che si associano ad un elevato funzionamento cognitivo. Solo in alcuni casi la plusdotazione può essere presente insieme a un disturbo. Può quindi accadere che ad una persona riconosciuta come plusdotata sia anche fatta una diagnosi di disturbo dello spettro autistico, così come di altre condizioni (ADHD, DSA, DOP ecc.). In questi casi si parla di “doppia eccezionalità”. Solamente una valutazione accurata e completa, insieme all’esperienza del clinico, possono fare chiarezza e dare un’indicazione precisa sulla reale condizione individuale.

19) Sono un’ insegnante e in alcune presentazioni è stata citata l’olofonia; potrei avere maggiori informazioni?

L’olofonia è una particolare tecnica di registrazione audio che permette di ottenere effetti sonori tridimensionali, consentendo così di registrare e riprodurre i suoni così come vengono percepiti dall’orecchio umano. In ambito terapeutico, psicopedagogico e didattico l’IdO ha strutturato un modello operativo che utilizza l’olofonia per il recupero della Disorganizzazione visuo – spaziale, delle Disfunzioni esecutive, dei Disturbi del linguaggio, dei Disturbi dell’apprendimento, (nelle Disabilità intellettive e nell’Autismo) così come nei disturbi della sfera emozionale come sostegno verso una migliore regolazione emotiva e condivisione dello scambio in contesto ludico, motivante e creativo. Le attività in olofonia sono ormai sperimentate clinicamente presso il nostro Istituto da molti anni. Sul sito www.ortofonologia.it sono disponibili diversi articoli e i corsi sull’argomento. Il cofanetto di olofonia può essere acquistato su www.magiedizioni.com, dove è possibile trovare anche l’abstract del manuale e le specifiche del contenuto del cofanetto.

20) Perché aumentano i bambini con problemi? Perché li si diagnostica meglio e prima o perché aumenta la povertà, oppure?

L’aumento delle diagnosi o dei bambini con problemi è una realtà che dipende da due fattori, i grandi cambiamenti sociali come le routine familiari che non esistono più e una vicinanza ai bambini per numero di ore ridotto da un lato, e dall’altro vi è una spinta ad avere subito prestazioni da parte dei bambini. Quindi, il solo fatto di vedere bimbi che fanno tempo pieno e al rientro anche i compiti a casa, determina un rifiuto e una ribellione da parte dei bambini da cui derivano tanti comportamenti a scuola che a seconda della tipologia si traducono in una diagnosi.

21) Quanti sono i bambini osservati dagli/dalle psichiatri/e?

Attualmente da quello che emerge dai rapporti delle varie società scientifiche 20% – 40% dei bambini sottoposti a visite specialistiche.

22) Nei quadri di doppia-eccezionalità, l’intervento è lo stesso di quello previsto nel caso di soggetti non plusdotati?

Ogni intervento clinico perché possa essere efficace deve essere personalizzato e integrare tutti gli aspetti che caratterizzano l’individuo. Nel caso di quadri di doppia-eccezionalità, è importante che il clinico conosca la plusdotazione e le specifiche implicazioni che può determinare nello sviluppo individuale, che vanno assolutamente tenute presenti anche nell’intervento terapeutico che si mette in atto.

23) Nell’intervento della dott.ssa Sgueglia si fa riferimento ai tempi di attesa, all’importanza di attivare a scuola alcune attività di supporto che spesso da sole permettono di recuperare un rallentato apprendimento. Quando allora è importante fare la diagnosi di DSA e intervenire con la terapia?

La diagnosi di DSA secondo le linee guida attuali non può essere posta prima del secondo quadrimestre della seconda elementare. Certo l’insegnante può cogliere anche prima delle possibili difficoltà, ma la diagnosi è cosa diversa e, come spiegato, deve prevedere una valutazione completa e globale di tutte le competenze, non solo quelle relative alla letto-scrittura, alla velocità di lettura o al numero di errori.

24) Ho seguito con molto interesse le diverse giornate del convegno. Essendo io una insegnante, vorrei sapere come poter gestire le crisi di pianto e i momenti di frustrazione di un bambino che seguo, e che ha una diagnosi di disturbo dello spettro autistico. Queste crisi, a mio avviso sono legate spesso al contenimento che gli diamo nel contesto scolastico quando inizia a correre nell’aula o a battere la testa o comunque ad avere comportamenti pericolosi per se stesso e per i compagni.

Come già illustrato durante le giornate del convegno, sarebbe opportuno non interrompere le stereotipie ma se queste possono provocare danno al bambino o a chi gli sta intorno, è prioritario salvaguardare l’incolumità di tutto il gruppo classe. Sarebbe opportuno prevenire le crisi del bambino, cogliendo i segnali che di solito le anticipano. A riguardo può essere utile verbalizzare le emozioni che il bambino sta provando per farlo sentire accolto e compreso. Può essere inoltre utile, suggerire strategie e modalità comportamentali più adeguate e funzionali. Talvolta può essere utile anche anticipare verbalmente le attività che si andranno a svolgere da lì a breve tempo per rassicurare il bambino su ciò che lo aspetta eventualmente, alternando attività didattiche ad attività per lui gratificanti che lo possano aiutare a scaricare le tensioni. Data la complessità del caso mi permetto di suggerire di prendere contatto con la struttura o gli operatori che seguono il bambino, nel caso in cui sia seguito, per definire modalità di intervento comuni e strategie operative.

25) Cosa significa in modo concreto “esperienze sotto soglia” es. per un bambino che frequenta la scuola primaria?

Si intende l’esperienza che i bambini fanno senza raggiungere quel livello che viene attribuito a quella fascia di età

26) Perché l’approccio con le lettere prima dell’ingresso alla primaria?

In effetti il problema non è se i bimbi al terzo anno di materna hanno dimestichezza con le lettere o con lo scrivere il proprio nome, perché questa può rappresentare un’esperienza, ma le difficoltà sono determinate dalla richiesta di competenze come leggere e scrivere in tempo anticipato a quando dovrebbe essere effettuata.

27) Vorrei sapere come siete arrivati al meraviglioso risultato della lettura!

In verità la lettura se non viene presa come un ripetere delle sillabe ma come un’ area dove il bimbo è motivato, non rappresenta alcuna difficoltà per i bambini. Queste arrivano quando troppo presto vengono chieste in modo confuso, ad esempio quando vengono obbligati a scrivere in corsivo stampatello e maiuscolo e magari contemporaneamente studiano in inglese. Ciò determina una confusione che si riflette sull’ andamento didattico

28) Avete pubblicato dei lavori sui risultati ottenuti sui bambini autistici? Vorrei avere un po’ della vostra bibliografia

 Se consulta il sito nell’area dedicata agli articoli scientifici troverà un elenco di articoli che riportano sia i vari ambiti d’intervento che i risultati. Se questo non fosse sufficiente la prego di mandarci una domanda più dettagliata.

29) Un approccio olistico è possibile in una struttura come l’IdO, ma quanto è possibile applicare queste metodiche nel pubblico quando le richieste superano ogni possibilità di intervento?

La difficoltà di affrontare in un modo globale i disturbi del bambino ma anche l’ambiente del bambino (famiglia, scuole, etc..) è sicuramente un grande impegno di operatori e di tempo, il fatto che ciò non possa avvenire attualmente nella asl è comprensibile e proprio per questo motivo esistono i centri accreditati.

30) Questo servizio di cui parlate rivolto ai giovani è gratuito?

Il servizio di consulenza psicologica che svolgiamo da più di 20 anni nelle scuole e da 15 anni online, è affidato a psicoterapeuti, cioè psicologi specializzati, pertanto, questo servizio non può essere gratuito poiché serve continuità e impegno che non si può basare solo sulla buona volontà.

31) È molto bello che i vostri sportelli siano gratuiti e accessibili da tanti ma se è possibile sapere, i professionisti lavorano come volontari?

No, non sono volontari. I professionisti sono retribuiti in quanto si tratta del loro lavoro.

32) Come si può accedere a questi servizi?

Non prevede nessuna iscrizione o password perché sono servizi che fondamentalmente adottano i ragazzi per le loro richieste e devono essere facilmente accessibili per le consultazioni.

33) Come si può avere uno sportello di ascolto in una scuola della periferia romana?

A Roma seguiamo 150 scuole. Per sapere se è possibile inserire gratuitamente o meno uno sportello in una scuola romana si deve inviare una mail a segr.sportelli@ortofonologia.it

34) Quando i ragazzi non vogliono parlare e aprirsi dobbiamo forzarli?

Forzare i ragazzi ad aprirsi è molto difficile e più facilmente si rischia di avere come risposta una bugia o di godere di una forte antipatia. L’ascolto è opportuno che venga proposto da un estraneo alla famiglia, un professionista al fine di ottenere dei risultati.

35) Come vanno gestite le strereotipie nel bambino con disturbo dello spettro autistico?

A riguardo abbiamo dato spiegazione sia all’interno del corso sull’autismo ‘Progetto Riabilitativo Tartaruga DERBBI’, sia nel convegno IdO, sia nel corso dedicato ai docenti ‘Autismo, un approccio integrato alla complessità del problema nel contesto scolastico’. Credo che riascoltando le lezioni possa trarre un maggiore arricchimento e una spiegazione completa che non può essere riassunta in questa risposta.

36) Un soggetto talentuoso in diversi ambiti, ma con un QI<120, è da considerarsi gifted?

In primis, è indispensabile riportare il valore del Quoziente Intellettivo ad un’analisi più ampia dell’intero profilo di sviluppo globale del soggetto. Accertato che il profilo cognitivo non abbia alcuna caratteristica che lo inquadri all’interno di un funzionamento di plusdotazione, è probabile che il talento si esprima singolarmente, anche con eccellenze in diversi ambiti. In questo caso, si parlerà di persona con talento, anche se non con un quadro di plusdotazione intellettiva. In ogni caso anche il talento va considerato e valorizzato anche con proposte educative mirate.

37) Il GATES-2 è il primo strumento validato in Italia per individuare la plusdotazione e il talento in ambito scolastico. Tuttavia si può utilizzare a partire dai cinque anni di età. Cosa può fare un insegnante che volesse cogliere eventuali segnali di plusdotazione in bambini di età inferiore ai cinque anni?

La scheda GATES-2 costituisce un prezioso ausilio, ma resta comunque essenziale la sensibilità e la formazione degli insegnanti a qualsiasi livello di istruzione. Ciò significa che già alla scuola dell’infanzia l’insegnante ha un ruolo cruciale nella capacità di osservare il bambino per cogliere le sue particolarità e possibili indicatori di precocità (ad esempio autonomia nella letto-scrittura, ampio vocabolario, eccellenti doti immaginative e creative). Congiuntamente, sarà essenziale che si instauri una buona comunicazione scuola-famiglia al fine di condividere e approfondire i segnali colti in ambito educativo attraverso l’ausilio di una valutazione completa effettuata da uno specialista.

38) Vorrei chiedere: perché negli I.I.A. si è scelto l’uso esclusivo degli asini?

Nella terapia con gli animali si è arrivati alla scelta delle asine in quanto abbiamo notato una semplicità e una maggiore risposta da parte dell’animale. Questo nostra esperienza è stata avvalorata anche dalla Cattedra dell’Università di Palermo che si occupa di interventi con gli animali.

39) Una domanda per quanto riguarda gli sportelli d’ascolto: come sono proseguiti se le scuole sono rimaste chiuse in questo periodo? I ragazzi come hanno potuto contattarvi?

Anche nei periodi di chiusura della scuola è stato organizzato un servizio online dal titolo “Lontani ma vicini” dove una numerosa equipe di esperti rispondeva a ragazzi, docenti e genitori.

40) A che età è corretto iniziare a far vedere la televisione ai bambini?

Le indicazioni riguardo l’uso del televisore da parte dei bambini appartiene ai 3 anni di età, possibilmente anche 4.

41) Siamo i genitori di una bambina di 3 anni che parla male e siamo in attesa che ci chiamino per un intervento logopedico. Stiamo cercando di aiutare nostra figlia facendole ripetere le parole che sbaglia o facendo finta di non capire quando pronuncia male le parole ma ci siamo resi conto che questo la fa arrabbiare molto e quando le chiediamo di ripetere smette di parlare. Potete aiutarci?

Quello che ci dite è comune; la richiesta di ripetizione di parole e ancora di più il far finta di non capire ciò che dice la bambina genera inevitabilmente frustrazione e blocca il flusso comunicativo relazionale che è fondamentale e alla base dell’evoluzione del linguaggio. Bloccando la bambina nel flusso della sua espressione linguistica è come se le comunicassimo che quello che sta facendo – dicendo non va bene e questo può portare a frustrazione e a volte, se si eccede con tali richieste e pressioni, addirittura ad un ritiro linguistico. Se avete bisogno di un confronto maggiore vi invitiamo a scriverci all’indirizzo riabilitazioneminori@ortofonologia.it, l’equipe di specialisti di IdO con voi è gratuitamente a disposizione di famiglie e insegnanti.

42) Sono un’insegnante di scuola primaria e insegno attualmente in una 3 classe in cui ho un alunno con handicap, 2 alunni con recente diagnosi DSA e 2 alunni stranieri con scarsa padronanza della lingua italiana e 1 alunno BES per Disturbo emotivo comportamentale. E’ veramente difficile riuscire a seguire ogni alunno nei suoi bisogni speciali e contemporaneamente portare avanti il lavoro di classe. La figura di sostegno scolastico deve dedicarsi totalmente all’alunno con disabilità pertanto non è possibile sfruttare il suo supporto per la classe.

Siamo d’accordo con lei che ci troviamo in un momento complesso in cui tutte le risorse personali, professionali e umane devono essere messe in campo per supportare i bambini con e senza difficoltà nel processo di crescita. Spesso ci troviamo di fronte a disagi più che disturbi e oggi ancor di più non deve essere il sintomo a condizionarci in termini di diagnosi e di intervento. La scuola e la competenza delle insegnanti sul piano pedagogico e didattico sono altissime e determinanti per individuare strategie e risorse di supporto personalizzato e i principi che si rifanno all’inclusione sono un indispensabile substrato per questo processo. La invitiamo a scrivere a riabilitazioneminori@ortofonologia.it per un confronto diretto, e ovviamente gratuito, con gli specialisti di IdO con Voi.

43) Il mio bambino di due anni mi preoccupa per alcuni comportamenti e per il linguaggio; è troppo presto per una valutazione o presso Ido è possibile?

Presso Ido è attivo da tempo un servizio di valutazione specializzato per bambini o-3 anni e per bambini  prematuri. Se una mamma è preoccupata è sempre bene valutare anche solo per escludere eventuali rischi o per intervenire su aree di vulnerabilità che in certi momenti dello sviluppo vanno monitorate o trattate in modo preventivo e per evitare rischi futuri.

44) Sono la mamma di una bambina DSA di 9 anni e mi chiedo oltre alla valutazione e certificazione, da voi ci sono esperti che seguono le insegnanti?

Sicuramente la collaborazione con la scuola è fondamentale e da anni sosteniamo questo aspetto attraverso un servizio di consulenza per le insegnanti di tutti bambini seguiti in terapia nel centro IdO, ma anche attraverso corsi di formazione e aggiornamento, seminari, progetti specifici, sportelli scolastici e molto altro consultabile sul nostro sito nel settore dedicato alla scuola.

45) Rispetto a ciò che i ragazzi riportano all’interno degli sportelli d’ascolto e ciò che viene riferito ai genitori, c’è la privacy?

Beh non è una risposta semplice… va articolata… Ai genitori si passa la preoccupazione non il contenuto dei racconti. La privacy salta nel caso di rischio di vita del paziente, in quel caso si ha l’obbligo di comunicare ai genitori o a chi ne detiene la potestà.

46) Potreste ripetere il titolo del libro sull’autismo?

Autismo Progetto Tartaruga. L’approccio evolutivo – relazionale a mediazione corporea