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Autismo Progetto Tartaruga. L’approccio evolutivo-relazionale a mediazione corporea

La posta in gioco del trattamento dell’autismo sarebbe quella di supporre un soggetto laddove non c’è ancora, laddove non è potuto ancora avvenire. Parlare di un trattamento dell’autismo non significa collocarsi soltanto sul piano di un fenomeno da trasformare. Parlare di trattamento significa, invece, mirare a una ripresa soggettiva.

F. Ansermet

 

Magda Di Renzo (a cura di)

Il libro, dedicato al tema dell’autismo, prende in considerazione tutti gli aspetti dello sviluppo che concorrono alla strutturazione del disturbo. Partendo da una prospettiva teorica che contempla la complessità, gli Autori affrontano sia il tema della valutazione e della diagnosi sia quello della terapia in un’ottica multisistemica, che prevede la costante collaborazione tra tutti i componenti dell’équipe multidisciplinare.
La trattazione è focalizzata sul modello DERBBI (Developmental, Emotional regulation, Relationship and Body-Based Intervention), che ha permesso – all’interno del lavoro clinico dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) – la realizzazione del Progetto Tartaruga per bambini dello spettro autistico. L’approccio evolutivo-relazionale a mediazione corporea integra gli aspetti teorici in un’attività terapeutica che coinvolge attivamente i caregivers e che sostiene fin dai primi anni di vita lo sviluppo sociale.
Tale intervento è mirato alla costruzione di modalità comunicative, mediate dal terapeuta e dal caregiver, che aiutano il bambino a regolare le proprie reazioni nei confronti di stimoli esterni o interni (avvertiti come nocivi) e stimolano la comprensione del mondo circostante attraverso una strategia bottom-up, che parte dal corpo per arrivare alla mente.
L’intervento terapeutico, il cui protocollo prevede una durata di quattro anni, mira a stimolare abilità cognitive e comunicative, pur non prevedendo un trattamento cognitivo strutturato prima dei 5 anni di età.
La specificità di questo modello consiste nell’utilizzo della corporeità del terapeuta come strumento di comunicazione con il bambino e di facilitatore dell’insightfulness dei genitori.
Il Progetto Tartaruga, reso operativo nel 2004, prevede al termine dell’intervento terapeutico fasi di follow-up per verificarne l’evoluzione e conoscere l’adattamento del bambino alla vita sociale.