“Un autistico non è né un alieno né un difettoso. È una persona che può avere delle modalità di interazione differenti che, se comprese, possono portare a un accrescimento generale. Per questo quando si parla di inserimento lavorativo la parola d’ordine deve essere reciprocità”. A dirlo è Fabrizio Acanfora, autistico che lavora con persone autistiche. Acanfora è responsabile delle relazioni esterne di ‘Specialisterne’, un’agenzia per il lavoro specializzata nel settore informatico e amministrativo, abilitata all’esercizio dell’attività di somministrazione di personale, che si occupa dell’inserimento in azienda di persone con una diagnosi di autismo. “Reciprocità vuol dire mettersi tutti sullo stesso piano: persone neurotipiche e persone autistiche. E’ un concetto diverso da quello di inclusione che è più, invece, un gesto paternalistico di una maggioranza nei confronti di una minoranza”, sottolinea Acanfora. “Reciprocità nell’inserimento lavorativo vuol dire non solo preparare il lavoratore all’occupazione che andrà a svolgere e all’ambiente in cui andrà a trovarsi, ma vuol dire anche formare l’azienda nei confronti della persona autistica”, spiega.
Sono diverse, infatti, le difficoltà con cui una persona autistica può scontrarsi sul posto di lavoro, da quelle sensoriali a quelle comunicative. “Un ambiente strutturato per una persona neurotipica può essere estremamente sfidante per un autistico- dice Acanfora- le luci al neon o la rumorosità degli open space, ad esempio, possono diventare un vero e proprio incubo e portare a un sovraccarico sensoriale che può anche sfociare in delle crisi improvvise. Essere bombardati da moltissimi stimoli è faticoso per una persona autistica, non la aiuta a concentrarsi. Ecco allora che l’azienda può dare la possibilità, ad esempio, di lavorare con delle cuffie o di alzarsi e allontanarsi quando si sente che gli stimoli stanno diventando troppi”.
C’è poi l’aspetto sociale. “Una persona autistica può avere modalità di comunicazione e interazione che sono diverse dalla maggioranza- sottolinea ancora Acanfora- in molti casi si usa una comunicazione molto diretta, letterale. Ecco allora che informazioni poco precise o che contengono ambiguità, come ad esempio ‘mandami il lavoro quando puoi’, possono creare difficoltà. Oppure durante una riunione può diventare difficile per un autistico capire quando deve prendere la parola se non viene interpellato direttamente, possono infatti sfuggirgli segnali come uno sguardo o un cambio di inflessione della voce. Si tratta di modalità di funzionamento differenti- precisa Acanfora- e anche in questo caso se l’azienda è preparata, tutta una serie di cose che potevano essere viste come deficit iniziano ad apparire come semplici differenze. Si arriva a capire che deve esserci reciprocità, ossia bisogna venirsi incontro senza partire dall’idea che siamo sempre noi autistici quelli che non capiscono e devono essere aiutati”. Specialisterne “cerca di spiegare in che modo è possibile facilitare l’interazione e aiuta ad aprire la mente al fatto che ci sono tanti diversi funzionamenti”.
Il percorso di inserimento lavorativo seguito dall’agenzia prevede due strade. “Per le persone che non hanno esperienza facciamo dei corsi di base gratuiti che durano 4 o 5 mesi e comprendono sia la formazione tecnica per quel tipo di occupazione, sia la formazione socio-lavorativa- spiega il responsabile delle relazioni esterne- contemporaneamente formiamo l’azienda attraverso un percorso di incontri che partono dallo spiegare, ad esempio, come fare un colloquio di lavoro a persone autistiche, non per avvantaggiarle ma per metterle nelle condizioni di esprimere al meglio le loro capacità”.
“Se un recruiter, ad esempio, pone una domanda aperta a una persona autistica- continua Acanfora- quest’ultima potrebbe rimanere in silenzio perché ha una comprensione letterale del linguaggio. Potrebbe sembrare che non abbia capito, ma in realtà la stessa domanda, posta in un altro modo, avrebbe una risposta”. Prima dell’inserimento vero e proprio poi ci sono degli incontri con il team con cui la persona andrà a lavorare per far capire quelle che sono le sue caratteristiche specifiche. Infine “ogni persona autistica che lavora tramite la nostra agenzia ha a disposizione un tutor che la segue per tutta la durata del percorso lavorativo e fa da tramite tra lavoratore e azienda per seguire eventuali difficoltà che possano essere riscontrate”, conclude Acanfora.
La realtà di Specialisterne verrà raccontata da Fabrizio Acanfora nel corso del convegno del 9 aprile promosso dall’Oisma in collaborazione con l’IdO ed Edufor nell’Aula Gerin della Sapienza a Roma. L’Iniziativa, dal titolo ‘Autismo all life long. Aspetti medico sociali della condizione autistica dall’intervento precoce all’età adulta’ promossa per celebrare la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo (che ricorre ogni anno il 2 aprile), è gratuita ma è obbligatoria l’iscrizione. Per partecipare basta scrivere a convegnoautismosapienza@gmail.com.