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La nostra risposta all’invasione del virus

di Francesca D’Amico - psicologa, psicoterapeuta dell’età evolutiva, IdO – Roma

Articolo pubblicato sul numero monografico di Babele dedicato al Covid-19

In psicologia l’ambivalenza è la compresenza di emozioni sia positive sia negative nei confronti di uno stesso oggetto, idea o persona e in questo particolare momento, legato all’ormai famoso virus con la corona, sembrerebbe essere l’emozione principe che sta emergendo dall’inconscio. Non una corona regale, splendente ed effimera, ma una più concreta, dolorosa e oscura associabile a quella di spine portata da Gesù al momento della crocefissione. Un impercettibile, ma potentissimo virus che ci ha inondato di paure arcaiche che pensavamo fossero dimenticate e ci ha privato delle nostre più elementari libertà.

La libertà è quindi minacciata, così come tutti i fenomeni naturali… Possiamo però intervenire in una certa misura indicando alle persone libere il valore e il significato della libertà, arrivando fino al punto di attirare la loro attenzione sul fatto indubitabile che è il sentirsi liberi che può provocare quelle restrizioni che fanno amare la libertà (Winnicott, Dal luogo delle origini, pp. 250-251).

Dolore, sconforto, solitudine, ma anche fede e necessità di trovare, come professionisti, una terza via per poter essere a fianco dei nostri piccoli pazienti e delle famiglie. Inizialmente la decisione di sospendere le terapie è stata sofferta, ma necessaria e indispensabile, come lo è stato il dovere professionale e morale di continuare a sostenere i bambini e i loro genitori. Tutta l’éqiupe dell’IdO all’unisono ha scelto di essere al loro fianco. «Lontani ma vicini», «IdO con voi»: la nostra risposta virtuale. Jung, nel libro Simboli della trasformazione, ci ricorda la somiglianza tra il mito della Fenice e l’essere umano che può simbolicamente rinascere anch’egli dalle sue ceneri in una versione di sé molto più forte. Prontamente abbiamo risposto alle richieste di aiuto anche grazie all’utilizzo dei technological devices, che mai avremmo pensato di dover ringraziare. Siamo riusciti a metterci in contatto con tutte le famiglie per dare loro indicazioni psicopedagogiche per affrontare questi primi momenti di spaesamento e preoccupazione, condividendo la speranza che ci saremmo rivisti presto e al meglio. Per continuare a supportare i nostri bambini e le loro vulnerabilità è stato necessario, ricorrendo a quello che Giulford chiama «pensiero divergente», pensare a dei tutorial specifici realizzati in casa, spesso con l’aiuto dei propri cari. Con il passare dei giorni e delle settimane l’illusione del «tutto andrà bene» è stata disillusa e un sentimento più profondo, maggiormente autentico e reale, è trapelato nelle coscienze: tristezza, preoccupazione, nostalgia e paura. Abbiamo aiutato le famiglie a comprendere che era necessario accettare questi sentimenti e a prenderne consapevolezza, per poi poterli rispecchiare ai propri figli, sintonizzandosi con le loro emozioni. Tante mamme e papà sono rimasti stupiti rispetto a queste indicazioni, credendo fosse preferibile non affrontare l’argomento ma, come afferma Winnicott, «la salute non è compatibile con la negazione di alcunché (ibidem, p. 27).

L’illusione del “tutto andrà bene” è stata disillusa e un sentimento più profondo, maggiormente autentico e reale, è trapelato nelle coscienze: tristezza, preoccupazione, nostalgia e paura. Abbiamo aiutato le famiglie a comprendere che era necessario accettare questi sentimenti e a prenderne consapevolezza, per poi poterli rispecchiare ai propri figli, sintonizzandosi con le loro emozioni

Aiutare i propri figli a entrare in contatto con le proprie emozioni e a dar loro voce per non tenerle richiuse dentro di sé appare funzionale a evitare il conflitto psichico. Il volto, le voci, i pensieri dei nostri bambini non hanno mai smesso di essere nei nostri pensieri e l’opportunità di effettuare delle teleterapie ci ha resi semplicemente felici. Spaesati e perplessi siamo scesi in campo, facendo i conti con la tecnologia e imparando anche noi a utilizzare canali che ci potessero permettere di essere in connessione con loro. Abbiamo accettato una grande sfida: modificare il setting. Lontano dalle stanze di terapia, mantenendo una lontananza fisica, ma cercando di creare uno spazio potenziale per continuare in modo nuovo la relazione terapeutica instaurata, trovando un giusto dosaggio della quantità di affettività che entra in gioco e di mantenimento di una certa distanza psichica (Masud Khan, I sé nascosti). Il contatto telefonico con le insegnanti è stato e continua ad essere un prezioso contributo per supportare la didattica dei nostri pazienti e offrire utili consigli utili per il loro successo formativo. Essere tutti virtualmente connessi è importante per la nostra équipe, per essere di supporto ai bambini, alle loro vulnerabilità e di sostegno alle famiglie e agli insegnanti.