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Covid. Con la seconda ondata cambiano le reazioni, IdO: Ora il momento è più complesso

Attivi 30 psicologi sempre in ascolto e 70 specialisti per famiglie con figli

Le richieste, le esigenze e le risposte dei cittadini tra la prima e la seconda ondata della pandemia sono cambiate. “Se con il primo lockdown tutti hanno dato una risposta più o meno partecipativa, credendo in quello che si stava facendo in vista di un vantaggio relativo a un problema condiviso, adesso la situazione appare più complicata. La situazione non è stabile, le scuole sono tutte chiuse o tutte aperte, si cammina per le strade o non si cammina, e così i dubbi sono andati alle stelle e l’ansia è sempre più difficile da contenere, non solo nei ragazzi ma anche nei genitori e nei docenti”. A parlare è Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia, intervenuto su radio Avis per presentare le attività dei trenta ‘Psicologi in ascolto’ a disposizione degli adolescenti che in questo momento così delicato hanno bisogno di supporto per superare paure e ansie. È l’idea alla base del progetto ‘Lontani ma vicini’, lo sportello online attivato ad inizio pandemia dall’IdO sul portale di informazione Diregiovani.it.

“Le persone non possono essere lasciate sole- ribadisce lo psicoterapeuta- così, oltre al progetto ‘Lontani ma vicini’, abbiamo attivato anche il servizio ‘Ido con voi‘ in aiuto di tutte quelle famiglie che avevano in casa un bambino con disabilità. Con 70 specialisti li abbiamo sostenuti e aiutati a capire cosa poter fare insieme ai figli e come passare il tempo. Le risposte erano mirate per ogni singolo bambino con quel tipo di disabilità”. Ma non solo, “abbiamo cercato di mostrare le attività praticamente attraverso un centinaio di video-tutorial, dal teatro ai giochi da fare tra genitori e figli. L’importante in questa situazione è non essere passivi ma attivi- puntualizza Castelbianco- questa è una delle regole fondamentali dell’aiuto a distanza”.

Come ha influito la pandemia su adolescenti e i bambini piccoli, hanno risposto in modo diverso alle restrizioni del lockdown? “Nei ragazzi questa chiusura ha fatto emergere le difficoltà di relazione e si è definita la sindrome della capanna. Invece i bambini con più problemi- conclude- hanno potuto godere della presenza dei genitori, cosa molto rara”.