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CONFERENZA DI PRESENTAZIONE AL MASTER DI I LIVELLO

CONFERENZA DI PRESENTAZIONE AL MASTER
GIFTED. DIDATTICA E PSICOPEDAGOGIA PER GLI ALUNNI CON ALTO POTENZIALE COGNITIVO E PLUSDOTAZIONE

Studenti Gifted, solo il 10% dei docenti e’ formato
Master Lumsa-IdO colma il gap. “Non hanno solo bisogni cognitivi”

In Italia la plusdotazione è un fenomeno ancora poco conosciuto. Da un’indagine condotta dall’Università Lumsa di Roma, su un campione di convenienza di 600 insegnanti, risulta che il 30% dei docenti conosce il fenomeno e solo il 10% ha ricevuto una formazione specifica. “Di bambini ‘gifted’ si sente parlare nel nostro paese, ma non esistono ancora percorsi focalizzati sugli ambiti didattici, sulla scuola. Il nostro master vuole puntare proprio su questo”. Lo afferma Maria Cinque, professore di Didattica e pedagogia speciale dell’Università Lumsa e direttrice del Master ‘Gifted. Didattica e psicopedagogia per gli alunni con alto potenziale cognitivo e plusdotazione’, in occasione della sua presentazione a Roma.


La nuova offerta formativa, che partirà il 30 novembre, è promossa dalla Lumsa insieme all’Istituto di Ortofonologia (IdO), dura 8 mesi ed è rivolta, in particolare, ai docenti e a chi si interfaccia e lavora con i gifted. Accanto alla normativa e ai fondamenti teorici per conoscere a fondo la complessità del fenomeno, ci saranno laboratori pratici, divisi per gradi, con l’obiettivo di fornire ai partecipanti gli strumenti pratici da utilizzare nella didattica.
Qui è possibile reperire tute le informazioni: https://masterschool.lumsa.it/master_primo_livello_gifted
Sono tante le questioni aperte sulla ‘giftedness’ (plusdotazione) e, in particolare, riguardano la didattica e gli strumenti da usare nella classe inclusiva, prevista nel modello educativo italiano.
“Negli Usa si parla di plusdotazione da 40 anni- precisa Cinque- ed esistono percorsi speciali e scuole speciali, ma anche lì il trend sta cambiando. Gli ultimi articoli pubblicati parlano di inclusione del bambino ‘gifted’ all’interno della classe”. Il dibattito è aperto sulla stessa definizione di giftedness: “Una volta si limitava solo al Qi (Quoziente intellettivo), adesso si va ampliando a diverse aree con l’idea che il talento può avere differenti dimensioni- aggiunge la professoressa- non solo il quoziente intellettivo, ma anche le
abilità sportive o artistiche. E questo ci pone ancora più delle sfide dal punto di vista didattico”.
Esistono numerose dispute poi sulla quantificazione del fenomeno. “Alcuni studiosi considerano solo il 2% i bambini ad alto potenziale cognitivo, con il potenziale che va oltre 130 e si limitano al Qi. Altri lo individuano quando il Qi va dal 120 in poi, e altri ricercatori ancora lo guardano invece con un’ottica più ampia. Non c’è solo il Qi- precisa la direttrice del master- ma pure le abilità creative, artistiche e sportive.
Così lo spettro dei bambini coinvolti arriva al 10% o si spinge fino al 20% se si considerano la potenzialità”.
Cogliere il passaggio dalla ‘giftedness’ al talento è per Cinque il “compito dell’area educativa, chiamata a considerare che i diversi talenti hanno diverse traiettorie di sviluppo. Il talento matematico si sviluppa a una certa età, quello musicale e sportivo ad altre età ancora, e così via. Allora bisogna avere attenzione al progetto di vita della persona gifted- conclude la professoressa- che ha il diritto di sviluppare il suo talento ed è anche un investimento che la societa’ pone in lui”.
Gli Studenti ‘gifted’ non hanno solo bisogni cognitivi – “I bisogni dei ‘gifted’ variano su diversi livelli. Ci sono quelli cognitivi, avendo loro un alto funzionamento, e quelli più emotivi e relazionali. Il loro assetto cognitivo influenza inevitabilmente il loro modo di ragionare, di relazionarsi ed anche i loro interessi, che spesso si discostano da quelli dei loro coetanei e del mondo circostante”. Lo spiega Laura Sartori, psicoterapeuta dell’età evolutiva e coordinatrice del Progetto Alto Potenziale dell’Istituto di Ortofonologia (IdO). “La conoscenza del loro funzionamento deve andare di pari passo alla conoscenza del loro assetto e del loro modo di ragionare e di funzionare- continua Sartori- per metterci nelle condizioni di comprendere i bambini ‘gifted’ a 360 gradi”. La comprensione approfondita del loro funzionamento e dei loro bisogni “ci consentirà anche una più facile individuazione sia all’interno del contesto scolastico che al di fuori. Per questo motivo- aggiunge la psicologa- i docenti hanno bisogno di una preparazione mirata. Devono esserci degli screening che consentano l’individuazione di questi studenti, guidata dalla consapevolezza degli insegnanti- conclude- che dovranno avere la lente giusta per inquadrarli”.
Qual è il clima che si crea quando un bambino ad alto potenziale cognitivo entra in classe o nella stanza di terapia? A rispondere è Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell’età evolutiva e responsabile del servizio di Psicoterapia dell’IdO: “Penso alle difficoltà che l’insegnante prova di fronte a un bambino ‘gifted’. Davanti a bambini che possono avere dei disturbi, come dei problemi comportamentali importanti, è possibile collocare lì una mancanza. Invece, risulta difficile capire perché un bambino dotato, che ha tutti gli strumenti, non riesca a rispondere all’adattamento. Mentre nel primo caso noi riusciamo a comprendere che suo malgrado accade questo- spiega la psicoterapeuta- con il bambino ‘gifted’ il suo malgrado rimane
invisibile e noi dobbiamo lavorare per renderlo visibile”.
Da qui la necessità dell’Istituto di Ortofonologia di organizzare con l’università Lumsa un master che si focalizzi proprio sulla didattica e la psicopedagogia per gli alunni con alto potenziale cognitivo e plusdotazione. “Forniremo agli insegnanti gli strumenti per capire perché un bambino diventa arrogante- continua la psicoterapeuta- perché non sentendosi riconosciuto dagli altri assume atteggiamenti particolarmente regressivi o atteggiamenti saccenti. Se non li comprendiamo nella loro dinamica generale rischiamo di penalizzarli soltanto. Questi sono bambini che si pongono sempre fuori del contesto- conclude-
direi ‘anti’ ‘pathos’ ed e’ questo il motivo per cui spesso risultano antipatici”.